O meglio, per finto figlio morto.
Per spiegare quello che è successo solo pochi giorni fa in un piccolo viottolo
di Firenze, dove questa povera vecchina di 89 anni a Giugno si è vista recapitare davanti all’uscio di casa,
invece del solito postino e della solita raccomandata, un piccolo quanto più squallido
malvivente baffuto e armato di tutto punto. Che nel momento stesso
in cui la donnina gli apre… non se la sente proprio. Né di rapinarla, né di
accaparrarsi ingiustamente qualche soldo
in più. Anche perché, vedendola così rugosamente tentennante e indifesa, riesce
solo a nascondere l’arma ma non le parole: “Mamma, sono io, non mi riconosci?”. E lei, “ma sì, Carlo. È che non ti avevo riconosciuto
con quei baffi. Però da quanto tempo”.
Perché Carlo è ancora suo figlio.
Solo che il vero Carlo è morto più
di cinque anni fa. Ma nonostante tutto, la cosa non sembra preoccuparlo poi
molto. Per questo che decide di entrare. E mai momento fu più propizio: la pasta con le sarde di Dora è così buona che… te la
raccomando. Sul serio. Non a caso il piatto preferito di Carlo. O almeno, del
Carlo vero. Ma poi, dal nulla, “Carlo” decide di andarsene via per sempre. Prima
ancora di riuscire a finire quel succulento piatto. Forse perché schiavo di quel momento che quasi non gli
appartiene. Però prima che lui riesca finalmente a imboccare la via del
ritorno, quella piccola nonnina in miniatura da dietro gli fa: “Tieni questi.
Sono pochi, lo so. Ma la pensione è
quella che è. Spero però che verrai a trovarmi un poco più spesso”. Mentre lui la
guarda come sbigottito. Con gli occhi lucidi, con le parole flebili: “Grazie, mamma. Ci vediamo domani”. Fine. Tratto da una storia “vera”. O
forse no? (il Novellista)
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