mercoledì 9 maggio 2012

Vero ladro si spaccia per finto figlio


Vero ladro si spaccia per finto figlio
O meglio, per finto figlio morto. Per spiegare quello che è successo solo pochi giorni fa in un piccolo viottolo di Firenze, dove questa povera vecchina di 89 anni a Giugno si è vista recapitare davanti all’uscio di casa, invece del solito postino e della solita raccomandata, un piccolo quanto più squallido malvivente baffuto e armato di tutto punto. Che nel momento stesso in cui la donnina gli apre… non se la sente proprio. Né di rapinarla, né di accaparrarsi ingiustamente qualche soldo in più. Anche perché, vedendola così rugosamente tentennante e indifesa, riesce solo a nascondere l’arma ma non le parole: “Mamma, sono io, non mi riconosci?”. E lei, “ma sì, Carlo. È che non ti avevo riconosciuto con quei baffi. Però da quanto tempo”. Perché Carlo è ancora suo figlio. Solo che il vero Carlo è morto più di cinque anni fa. Ma nonostante tutto, la cosa non sembra preoccuparlo poi molto. Per questo che decide di entrare. E mai momento fu più propizio: la pasta con le sarde di Dora è così buona che… te la raccomando. Sul serio. Non a caso il piatto preferito di Carlo. O almeno, del Carlo vero. Ma poi, dal nulla, “Carlo” decide di andarsene via per sempre. Prima ancora di riuscire a finire quel succulento piatto. Forse perché schiavo di quel momento che quasi non gli appartiene. Però prima che lui riesca finalmente a imboccare la via del ritorno, quella piccola nonnina in miniatura da dietro gli fa: “Tieni questi. Sono pochi, lo so. Ma la pensione è quella che è. Spero però che verrai a trovarmi un poco più spesso”. Mentre lui la guarda come sbigottito. Con gli occhi lucidi, con le parole flebili: “Grazie, mamma. Ci vediamo domani”. Fine. Tratto da una storia “vera”. O forse no? (il Novellista)

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