sabato 19 maggio 2012

Ecco il gran visir di tutte le paure


Ecco il gran visir di tutte le paure
O meglio, il contenitore di tutte le fobie. Per spiegare quello che sta succedendo in questo preciso istante nella testa di qualche ignaro passante, che credeva di essere sano peggio di un pesce sano, mentre ora, ahimè - leggendo queste poche righe – dovrà ingiustamente ricredersi. Poiché scoprirà di essere affetto da una qualche fobia che prima non pensava nemmeno lontanamente di avere. Signori miei, rullo di tamburi: la “nèktarofobia”. Ma procediamo con ordine. Facendo da subito un piccolo excursus etimologico della parola “nectar” – intesa come la controparte italiana di “nettare”, cioè ripulirsi – e di “nèktar” (dal greco “nèkros”, ossia “morte”, e da “terèo”, che sta invece per “proteggere”). Ma a noi interessa maggiormente la versione latina, che non leggermente quella greca. Ricordandovi che il termine “fobia” deriva direttamente dal greco (esattamente da “φόβος, ossia "paura"), e indica un malessere continuo e persistente che si attiva specificatamente quando la ragione umana è solita crollare a zero. A zero o quasi. O come quando, in matematica, ti parlano di “proporzionalità inversa”: al salire di uno, l’altro scende. E viceversa. Solo che adesso qualcuno potrebbe giustamente chiedersi: “E quindi?”. E quindi… è presto detto: “Dicesi ‘nèktarofobia’, la paura inconscia di doversi ripulire la suola delle scarpe dopo ‘aver fatto scopa’, ossia dopo aver calpestato una merda bella potente in mezzo alla strada”. Quindi è giusto parlare paura “bi-fasica”? Sì, per il senso di vittoria da una parte, e gli sbalzi dovuti all’incazzatura dall’altra. Proprio per un discorso di pulizia e di attrezzi di fortuna trovati in giro per la strada. E la puzza, poi, a far da collante. Per la serie, “aboliamo la scarpa fatta a carrarmato”. Concludendo, portatevi sempre dietro lo stecco del gelato. Questo in Estate. “E in Inverno?”. Oh, e in Inverno… non lo so. O forse no? (il Novellista)

In copertina: l’inizio della Storia.

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