Di 96 anni e rotti, come si suol dire. Per spiegare quello che è
successo a un piccolo pensionato di Venezia (a) cui è stato concesso il
tanto sperato mutuo, che gli
permetterà finalmente di acquistare la tanto sperata casa. Ma procediamo con ordine. Perché Palmiro ha da sempre desiderato una casa tutta sua ma, per un
motivo o per un altro, non ha mai potuto realizzare questo suo grande sogno. E
questo fino a 18 giorni fa dove, nel pieno delle sue facoltà mentali, ha deciso
che era giunto ormai il momento per lui di possedere un immobile tutto suo. Dopo aver provato sei – e dico “sei!”– banche,
prima di trovare quella giusta. E mai frase fu più propizia: “Palmiro, lei mi
ha convinto. Le concediamo il mutuo”, detta dal direttore della Banca Centrale
in persona. Senza contare che Palmiro non possiede nessuna garanzia importante in grado di comprovare la propria sanità economica. Ma se un direttore di
banca un bel giorno arriva a dirti “proviamo”, mi spieghi come cavolo fai a non
credergli? Ecco, appunto. E così, penna alla mano, è il 7 di Maggio, quando si
trova a firmare il tanto agognato modulo.
Un certificato che lo vincolerà per
sempre. O per un terzo buono della sua età, è uguale. Parliamo di un omino secco
come un ranuncolo selvatico, il cui unico investimento nella vita è stato quello
di bersi un bicchiere di vino ogni tanto. Senza contare che gli andrà via più
di mezza pensione ogni mese, per una
cosa che non sa nemmeno se vedrà mai la fine. Però sempre meglio che sentirsi
dire tutti i santi giorni che “l’ufficio
per le estreme unzioni è nella
stanza a fianco”. Dalla serie, “chi vivrà… pagherà un tasso d’interesse lordo del
3.9%”. O forse no? (il Novellista)
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