Quando dici che nella vita tutto
quanto è già scritto. Nel titolo della notizia, però. Infatti questa volta la questione
ha quasi dell’incredibile. Quasi. Perché
un noto “politico” milanese – di cui
non possiamo fare il nome per ovvi motivi di altezza – ha deciso (di punto e a
capo) di restituire tutto quanto il denaro che si era avidamente intascato
durante i numerosi mesi di tirannia e di praticantato. Millantando tra l’altro di
essere una specie di “Robin Hood dei
giorni nostri”. Quand’ecco che la più acuminata delle frecce acuminate gli arriva
dritta-dritta fino al cuore tinto e trapiantato, e fino a toccare la punta più estrema
del rimorso. Ed è quello che accade al
nostro piccolo e grande “amico” – notare le virgolette - “Esse Puntato”, che decide
che è giunto ormai il momento per lui di abbandonare la nave, comprensiva di amante
bionda nell’armadio e di moglie mora dentro il letto. E di alzarsi in piedi.
Beh, alzarsi in piedi si fa per dire. E di correre, fino al più vicino “Ufficio postale”. E lì subito l’ideona:
“Che ne dici, Esse, se rispediamo al mittente tutti i soldi che abbiamo tenacemente accatastato in tutti questi anni?”. Abbiamo?
Tu, vorrai dire. Tu che fai recapitare dal postino di turno una sfilza infinita
di pacchettini e di pacchettoni. Con
le persone incredule, prima nel leggere il nome del mittente, poi nel vedersi
materializzare dal nulla cataste mostruose di banconote fumanti. Una con l’effige di Bernini, una con addirittura
la barba incolta di Marco Polo in bella vista. Che altro dire? Niente. Se non
che ci troviamo di fronte a uno che ruba ai ricchi per… Uno che ruba per,
punto. O forse no? Un piccolissimo appunto. In copertina, Robin Hood (Warner
Bros. Pictures). Tutti i diritti riservati. A loro, però. (il Novellista)
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